In una decisione senza precedenti, il comitato editoriale di The Washington Post ha annunciato venerdì che si asterrà dall’appoggiare qualsiasi candidato alle prossime elezioni presidenziali, segnando la prima posizione di questo tipo dagli anni ’80. Il publisher e CEO William Lewis ha sottolineato la decisione come un passo verso una maggiore indipendenza, sperando di evitare la percezione di parzialità che può accompagnare le approvazioni editoriali.
“Riconosciamo che questo sarà interpretato in vari modi, inclusa un’approvazione tacita di un candidato, o una condanna di un altro, o come un’abdicazione di responsabilità,” ha riconosciuto Lewis. “È inevitabile. Noi non la vediamo in questo modo.” Invece, ha inquadrato la mossa come un ritorno alle radici giornalistiche del giornale, radicate nell’informare il pubblico senza indirizzare i lettori verso una scelta politica specifica.
Storicamente, The Washington Post è stata una presenza vocale nel discorso politico americano, spesso sostenendo candidati nella pagina editoriale. Le approvazioni del giornale hanno sostenuto in particolare i Democratici nelle recenti elezioni, un modello che ha attirato sia elogi che critiche da parte dei lettori e delle figure politiche. L’assenza di un’approvazione formale in un ambiente politico così polarizzante segna un significativo allontanamento da quella tradizione.
Lewis ha spiegato che la decisione mirava a dare priorità all’oggettività, permettendo ai lettori del Post di interagire con le notizie senza alcun senso di pregiudizio. “Il nostro ruolo, nella sua essenza, è fare luce sulle questioni, indagare rigorosamente ogni candidato e tenerli responsabili, senza dire ai nostri lettori per chi votare,” ha scritto.
La decisione ha già suscitato reazioni in tutto lo spettro politico. Alcuni lettori la vedono come un abbandono della responsabilità della pagina editoriale, mentre altri la considerano un impegno lodevole per la neutralità. I critici sostengono che, rifiutando di sostenere, il giornale rischia di alienare lettori fedeli che si rivolgono al Post per orientamento su questioni chiave. Ma Lewis rimane fermo, sottolineando che la priorità del Post non è plasmare opinioni ma promuovere un elettorato ben informato.
Con la nazione che si avvicina a quella che promette di essere una stagione elettorale controversa, la scelta del The Washington Post di rimanere in silenzio sulle approvazioni parla da sé. In un’era in cui l’influenza dei media sulla politica è spesso sotto i riflettori, il Post sta segnalando un profondo impegno per l’imparzialità — ma se questo approfondirà la fiducia dei lettori o alimenterà lo scetticismo resta da vedere.