Phillips 66 ha fatto scalpore questa settimana, annunciando piani per chiudere il suo impianto di raffinazione di Los Angeles—il settimo più grande della California—che attualmente fornisce circa l’8% della benzina dello stato. La decisione, presa solo due giorni dopo che il Governatore Gavin Newsom ha firmato una legge innovativa progettata per regolare i prezzi della benzina, mette in evidenza la tensione tra le aggressive politiche climatiche della California e l’industria petrolifera.
Con un mercato statale che fatica a soddisfare la domanda dei suoi 31 milioni di veicoli a benzina, la chiusura potrebbe rappresentare una significativa interruzione. Il CEO di Phillips 66, Mark Lashier, ha citato “l’incertezza a lungo termine” e le dinamiche di mercato in cambiamento come motivi per la chiusura, notando che l’azienda inizierà a lavorare con sviluppatori per riutilizzare la proprietà di pregio della raffineria vicino al Porto di Los Angeles. In una dichiarazione, Lashier ha assicurato che Phillips 66 continuerà a supportare le esigenze di carburante della California, ma non è chiaro esattamente come, dato che la particolare miscela di carburante a basse emissioni della California è già difficile da reperire.
Il Governatore Newsom, che si è a lungo posizionato come un avversario del Big Oil, ha firmato una legge questa settimana che conferisce allo stato l’autorità di supervisionare le operazioni delle raffinerie, obbliga alla conservazione strategica della benzina e migliora la trasparenza riguardo alla pianificazione dell’approvvigionamento e della manutenzione. La mossa mira a prevenire l’innalzamento dei prezzi dopo che due settembre consecutivi hanno visto i prezzi salire oltre i 6 dollari al gallone. Newsom non ha usato mezzi termini nei suoi commenti, accusando il Big Oil di “approfittarsi” dei californiani e di dare priorità ai profitti rispetto alle persone.
L’industria petrolifera ha avvertito per mesi che un aumento della regolamentazione potrebbe spingere le raffinerie fuori dalla California, e questa ultima chiusura ha amplificato i loro argomenti. I lobbisti del settore si erano opposti con veemenza alla legge di Newsom, e i governatori degli stati vicini, Arizona e Nevada, hanno persino sollevato allarmi riguardo a potenziali carenze di carburante che potrebbero colpire i loro stati se le raffinerie californiane chiudessero. Anche se Phillips 66 insiste sul fatto che questa chiusura non è stata una risposta diretta alla nuova legge, il tempismo ha alimentato le speculazioni sul fatto che l’ambiente ricco di regolamentazioni in California stia rendendo le compagnie petrolifere incerte sul loro futuro nello stato.
Tuttavia, Phillips 66 non sta abbandonando completamente la California. L’azienda continuerà a operare la sua raffineria di San Francisco e afferma di essere impegnata nella produzione di diesel rinnovabile e carburanti sostenibili per l’aviazione. Tuttavia, la chiusura dell’impianto di Los Angeles—che colpisce circa 600 posti di lavoro—aggiunge pressione a uno stato con capacità di raffinazione limitata. Solo nove raffinerie soddisfano quasi tutte le richieste di carburante della California, e la capacità attuale corrisponde appena al consumo, il che significa che anche piccole interruzioni potrebbero influenzare i prezzi e la disponibilità.
La California Energy Commission (CEC), l’ente che supervisiona queste transizioni energetiche, ha definito Phillips 66 un “partner prezioso” nella transizione dello stato verso le energie rinnovabili. Il vicepresidente della CEC, Siva Gunda, ha affermato che il piano per compensare la produzione persa dalla raffineria “incarna il tipo di soluzioni innovative di cui abbiamo bisogno mentre la California si allontana dai combustibili fossili.”
L’approccio aggressivo di Newsom fa parte di uno sforzo più ampio per allontanare lo stato dai combustibili fossili. Con politiche energetiche pulite storiche, come il divieto di vendite di auto a benzina nuove entro il 2035, Newsom mira a stabilire la California come leader nazionale nell’azione climatica. Tuttavia, come sottolinea la partenza di Phillips 66, bilanciare l’offerta energetica con audaci obiettivi climatici potrebbe rivelarsi più difficile del previsto.