Santino Ferrucci di AJ Foyt Racing ha lanciato una sfida audace per la stagione IndyCar 2025, affermando che la sua squadra potrebbe realmente ambire al campionato. È un’affermazione che sicuramente susciterà scalpore nel mondo delle corse, specialmente considerando il quasi monopolio di Penske, Ganassi e Andretti sui titoli negli ultimi due decenni. Ma c’è qualche merito nell’ottimismo di Ferrucci, o sta puntando troppo in alto con Foyt, una squadra che non è riuscita a entrare nella top 10 della classifica dal 2002?
Per mettere in prospettiva la dichiarazione di Ferrucci, è fondamentale guardare indietro al 2002, l’ultima volta che una squadra al di fuori delle Big Three di IndyCar ha vinto il campionato. Da allora, nomi come Scott Dixon, Josef Newgarden e Alex Palou hanno dominato la classifica. Foyt, d’altra parte, non ha assaporato il successo dei suoi anni d’oro, e mentre Ferrucci ha fatto significativi progressi nel 2024, passando dal 19° al 9° posto in classifica e assicurandosi la sua prima pole, questo salto verso la contesa per il titolo sembra enorme.
La performance di Ferrucci quest’anno ha mostrato lampi di brillantezza, specialmente sugli ovali dove ha vantato la terza migliore media di arrivo. Tuttavia, la coerenza rimane un problema, poiché lo stesso Ferrucci ammette che diverse piazzole tra le prime cinque gli sono sfuggite, impedendogli di sfidare seriamente per altri podi. I suoi due piazzamenti tra i primi cinque, entrambi in Iowa, sbiadiscono in confronto al dominio di Alex Palou nel 2024, dove il campione eventuale ha ottenuto 14 piazzamenti tra i primi cinque in 17 gare.
La sfida per Ferrucci e Foyt non è solo quella di ridurre il divario con i leader, ma di raggiungere la coerenza necessaria per sostenere una sfida al titolo. In un sistema di punteggio che premia pesantemente le vittorie in gara—50 punti per una vittoria contro 30 per il quinto posto—è chiaro che semplicemente essere in corsa non è sufficiente. Se Ferrucci vuole sfidare nomi come Palou, dovrà aggiungere vittorie in gara al suo curriculum, qualcosa che Foyt non è riuscito a fare dal 2013.
Tuttavia, ci sono motivi per un cauto ottimismo. Sotto la guida del team principal Larry Foyt, la squadra ha subito miglioramenti significativi, grazie anche a importanti assunzioni nel settore ingegneristico come Michael Cannon e a una nuova partnership tecnica con il Team Penske. L’approccio metodico di Cannon, che ha già prodotto risultati alla Indianapolis 500, ha portato un livello di crescita sistematica alla squadra che mancava da anni. La nuova partnership con Penske, che fornisce accesso a ammortizzatori di alta qualità, informazioni e personale, potrebbe aiutare a elevare le prestazioni di Foyt a nuovi livelli.
L’arrivo di David Malukas per il 2025 rappresenta anche un potenziale cambiamento decisivo. Malukas ha mostrato lampi di genialità e porta con sé una vasta conoscenza derivante dalla sua esperienza con Dale Coyne Racing e Meyer Shank Racing. La competizione interna tra Ferrucci e Malukas potrebbe spingere entrambi i piloti a migliorare le proprie prestazioni, e se lo sviluppo tecnico della squadra continua sulla sua attuale traiettoria, Foyt potrebbe sorprendere alcuni dei pesi massimi della serie.
Ma non lasciamoci trasportare. Nonostante tutti i progressi fatti da Foyt, l’IndyCar rimane una serie incredibilmente competitiva dominata da potenze consolidate con risorse profonde e piloti altamente esperti. Ferrucci dovrà affrontare non solo il team a tre auto di Penske, ma anche la forza combinata di Ganassi, Andretti e McLaren, tutti dei quali hanno dimostrato costantemente di poter vincere gare e campionati.
La prestazione di qualificazione di Ferrucci—con una media di 14° nel 2024—sottolinea la battaglia in salita che deve affrontare. Partire così in fondo alla griglia rende difficile lottare per le vittorie, e mentre ha fatto bene a guadagnare posizioni nelle gare, un contendente al titolo deve essere nella mischia fin dall’inizio, sfidando costantemente per la prima fila nelle qualifiche.
In definitiva, mentre l’ambizione di Ferrucci è ammirevole e i progressi di Foyt sono innegabili, sfidare per un titolo nel 2025 sembra un salto troppo grande. I costanti miglioramenti della squadra e la partnership con Penske offrono speranza, ma la realtà è che passare da due piazzamenti tra i primi cinque nel 2024 a una lotta per il campionato nel 2025 richiederebbe una trasformazione quasi miracolosa.
Lo sport trarrebbe indubbiamente beneficio dal rompere il dominio dei Big Three, ma Ferrucci e Foyt avranno bisogno di più dell’ottimismo per farlo accadere. Che riescano o meno a compiere un colpo di scena, la stagione 2025 promette di essere una prova emozionante di quanto in alto possa risalire questo team un tempo dominante nel mondo dell’IndyCar.