Microsoft è stata messa sotto accusa dopo aver licenziato due dipendenti, Abdo Muhammad e Hossam Nasr, che hanno organizzato una veglia presso la sede centrale di Redmond in solidarietà con i palestinesi a Gaza. La veglia, destinata a onorare i civili palestinesi coinvolti nel conflitto in corso e a criticare il presunto rapporto di Microsoft con gli interessi della difesa israeliana, ha acceso una controversia aziendale, specialmente poiché Microsoft ha rifiutato di specificare il motivo per cui Muhammad e Nasr sono stati licenziati poco dopo l’evento.
I due ex dipendenti hanno detto all’AP che il loro obiettivo era quello di attirare l’attenzione su quella che chiamavano la “complicità” di Microsoft nella crisi di Gaza, sottolineando che l’azienda aveva precedentemente sostenuto cause attraverso campagne di donazione interne. Questa recente veglia, hanno sostenuto, si allineava con la tradizione di Microsoft di assistere le persone bisognose. Tuttavia, si dice che siano stati informati del loro licenziamento solo poche ore dopo l’assemblea.
In una breve dichiarazione, Microsoft ha confermato che alcuni dipendenti sono stati licenziati “in conformità con la politica interna” ma non ha fornito ulteriori spiegazioni. Tuttavia, Business Insider ha riferito che il gigante tecnologico ha in gran parte soffocato il dialogo pro-palestinese all’interno dei canali di messaggistica interna dell’azienda, riflettendo una tendenza più ampia delle Big Tech a limitare certe discussioni politiche mentre adottano posizioni aziendali su questioni globali.
Dalla escalation della violenza a Gaza, Microsoft ha affrontato attriti interni riguardo al percepito favoritismo verso le cause israeliane. Poco dopo le incursioni di ottobre, l’azienda ha espresso solidarietà con Israele, facendo donazioni a organizzazioni israeliane, inclusi i Friends of the Israel Defense Forces, e fornendo supporto finanziario ai suoi dipendenti israeliani. Inoltre, Microsoft ha istruito i manager a limitare i commenti legati alla guerra a dichiarazioni ufficiali, un approccio che ha creato risposte miste tra i dipendenti.
Microsoft non è l’unica azienda tecnologica ad affrontare disordini per il suo ruolo nel conflitto. Anche Google ha vissuto proteste da parte del personale riguardo al Project Nimbus, un contratto di cloud computing da 1,2 miliardi di dollari con Israele che fornisce capacità di intelligenza artificiale e altre infrastrutture tecnologiche alla difesa israeliana. I dipendenti di Google e Amazon hanno chiesto alle loro aziende di riconsiderare il loro coinvolgimento, temendo che le loro tecnologie potessero contribuire alla violenza contro i civili palestinesi.
Questi incidenti evidenziano un dibattito sempre più intenso sulla responsabilità aziendale nei conflitti globali e sui limiti della libertà di espressione all’interno dei luoghi di lavoro. Mentre i dipendenti chiedono trasparenza e responsabilità, la risposta di Microsoft influenzerà probabilmente sia la percezione pubblica che il morale interno in un settore tecnologico sempre più polarizzato.